IV - Come una volta

Vol. 2 Primavera: "Radici"

Il pomeriggio volgeva ormai verso sera, e quasi incredule ci siamo rese conto che quelle ore erano volate via, come fossero trascorsi solo pochi minuti. Il nostro entusiasmo per la bellezza e la magia a cui avevamo assistito ci aveva fatto dimenticare lo scorrere del tempo. Purtroppo, era ormai giunto il momento dei saluti.

Mentre aspettavamo Lorenzo e Corona, che con la loro solita gentilezza stavano andando a prendere dei pomodori freschi e delle passate di pomodoro da portare con noi a casa, ci siamo prese un attimo per riflettere.

In quel silenzio carico di emozioni, abbiamo realizzato la fortuna di aver potuto incontrare una realtà così autentica, fatta di semplicità, tradizione e amore profondo per la natura.

Proprio quell’amore profondo e radicato per la natura, ci ha fatto riflettere sull’immensa presenza di Giuseppe, il quale ha lasciato un segno indelebile in quelle terre e nella sua famiglia. Non era lì con noi, eppure abbiamo avuto l’impressione di averlo conosciuto a fondo tramite i racconti, nei riflessi del fiume e nelle creature che in quelle terre trovano rifugio.

Il suo amore ha piantato un seme che è cresciuto rigoglioso, attraversando generazioni e arrivando a fiorire in ogni membro della famiglia. Oggi, quel sentimento continua a vivere in loro come se lo continuassero a provare anche per lui, rendendolo presente in ogni gesto e in ogni respiro di quel luogo che, nell’inevitabile evoluzione, resta com’era una volta.

Lorenzo e Dario percepiscono il forte richiamo di quella terra, che nonostante lo scorrere del tempo e il ciclo inesorabile della vita, continua a vivere degli stessi valori che l’hanno nutrita e arricchita.

Da quel suolo, oggi, nascono delle erbe uniche, proprio perché bagnate dalla stessa acqua che è stata amata e protetta come il più prezioso dei tesori.

“Sciummarié, rimme a me,

je che aiut te pozzo rà:

nun song nu ministr

nun song nu president

e nemmen nu puliticant,

je song appen nu bracciant,

ca ’i sord nun ne teng tant

però te voglio ben chi sa quant!”

“Sciummariell” di Giuseppe Montoro

Una cosa semplice

Vino alle erbe.

La ricetta del vino alle erbe preparato da Lorenzo Montoro.

Origini

Nel cuore della pianura di Sarno si nasconde l’origine di una ricetta antica e ingegnosa. Qui, anni fa, crescevano grappoli umili che davano vita a un vinello semplice, destinato a breve vita.

Si trattava di un vino che non superava l’anno e, col tempo, iniziava a presentare dei difetti. Fu così che nacque l’arte di profumarlo per renderlo più gradevole al palato. Le erbe aromatiche, come il finocchietto selvatico, venivano infuse nel vino, trasformando il suo sapore in qualcosa di unico. Le erbe, con il loro aroma intenso, riuscivano a nascondere le imperfezioni del vino, rinnovandone il sapore e riportandolo alla sua originaria freschezza.

Una pratica che racconta di un tempo dove il genio contadino trovava sempre il modo di far rivivere il vino, anche quando sembrava aver perso il suo fascino.

Ingredienti

Vino bianco locale

Achillea

Menta

Finocchietto

Artemisia (pestata a mano)

Albicocche

Prugne

Testi e immagini: Eugenia Serrelli, Giorgia Cuomo e Fiorenza Triassi.

Tutti i diritti riservati. Bottega noce ® Ottobre 2024