IV - Un nuovo pane

Vol. 3 Autunno: "La Cura"

I panetti di quello che di lì a poco sarebbe diventato un profumatissimo pane marsigliese erano pronti per essere infornati. Rodolfo, con una grandissima precisione, inizia a disporli sulla placca, facendo sì che fossero pronti per il momento in cui ci saremmo salutati.

Incredule per la storia che ci aveva appena condiviso, non abbiamo potuto far a meno di esprimere il nostro stupore, in effetti tutto tornava. Così, mentre il pane marsigliese terminava la sua cottura, abbiamo condiviso alcune riflessioni.

Ogni alimento che portiamo in tavola, anche il più semplice e antico, racchiude un racconto, una storia che merita di essere conosciuta per comprendere le nostre radici e il nostro ruolo sulla Terra.

Nella società attuale, siamo soliti pensare al cibo come uno strumento per creare profitto e non come ciò che è davvero: qualcosa che serve a nutrire e fare del bene.

La meraviglia di quanto condiviso con Rodolfo risiede proprio in questo: lui utilizza il pane come strumento per portare valore al mondo, restituendo qualcosa in cambio delle risorse che ci offre.

Grazie al suo approccio e alla sua irrefrenabile voglia di scoprire, sta sperimentando un pane capace di resistere alle avversità, con l’obiettivo di renderlo accessibile a tutti, sempre.

Mentre ci salutavamo, con tre sacchi di pane omaggiato e tante conoscenze in più, abbiamo riflettuto sull'importanza di ripartire dalle cose semplici. Tempo fa, quando si aveva il pane a tavola, sia aveva tutto ciò che serviva.

“Dobbiamo riaffidare al pane il suo vecchio significato”: è forse questa una possibile soluzione per placare l’irrefrenabile fame di consumo e di denaro della nostra società, nutrendola della cosa più semplice ed essenziale che esista: il pane.

È l’unica cura che abbiamo.

Una cosa semplice

Pane Nishiki

Una ricetta di Rodolfo Molettieri.

“Ho pensato  questa ricetta dedicandola a tutte le donne e agli uomini  che ancora oggi lavorano i campi  rispettando la Terra.
Il nome Nishiki viene da una varietà di riso orientale, dove ancora oggi vi sono donne che raccolgono questo cereale  con le mani.
Ho immaginato il gesto delle mondine che anche qui in Italia, nel secolo passato compivano.
Con  garbo e delicatezza quasi come una carezza data alla Terra, ma  allo stesso tempo con la forza e la dignità di chi sa che da quel lavoro e quel sacrificio  è possibile assicurare un sostentamento”


Ingredienti

700gr di Farina tipo 0 w260

300gr di Semola di grano duro

500ml di Acqua

200gr di Burro

70gr di Zucchero semolato

30gr di Lievito fresco compresso

20gr di Sale

700gr di Riso cotto


Procedimento

Tempo di impastamento: 20 minuti.

Impastare le farine con l’acqua e il lievito possibilmente a una velocità minima.

Dopo tre minuti circa, quando l’acqua è totalmente assorbita, aggiungere uno alla volta nell’ordine: zucchero, sale e burro.

Quando l’impasto è liscio ed elastico aggiungere il riso precedentemente cotto e raffreddato.

Porre l’impasto in un mastello per circa un’ora dando una piega a quattro dopo la prima mezz’ora.

Preformare palline da 100 grammi e lasciare riposare per 15 minuti.

Formare e porre in teglia dando al panino una forma oblunga.

Far lievitare per circa 90 minuti, incidere con un taglierino.

Infornare a 220 gradi per 15 minuti con vapore.