Vol. 2 Primavera: "Radici"

I - Il territorio

Abbiamo raggiunto Lavorate, una piccola frazione di Sarno, in un afoso mercoledì.

Nonostante le prime luci della mattina, il caldo era già persistente e il sole batteva con forza sui campi di spighe nel pieno della loro fioritura.

Oltre alla bellezza dei campi e al cinguettio degli uccelli, ad accoglierci è stato Lorenzo, il quale ci ha guidate nella campagna - che conserva i ricordi della sua famiglia e della sua infanzia -  oggi cuore pulsante di Montoro Erbe, l’attività che porta avanti con suo fratello, Dario.

Dopo aver percorso insieme il sentiero che porta alle serre, Lorenzo ci ha mostrato gli ambienti in cui avviene la lavorazione dell’immensa varietà di erbe spontanee, che coltivano e producono per ristoranti e chef stellati.

Davanti a noi, un tavolo ricoperto di misticanza appena raccolta, dalle sfumature verdi e viola, vivide come non le avevamo mai viste.

Proseguendo il nostro cammino tra il profumo delle erbe e dei fiori, incontrando i contadini che lavorano nelle terre circostanti, Lorenzo ci ha parlato del territorio del Sarno.

Si tratta di un luogo che negli ultimi decenni ha sofferto a causa di un serio problema di inquinamento, dovuto allo scarico di rifiuti che ha messo a dura prova l’ecosistema del fiume e la qualità della vita delle persone che vivono nella zona.

Parlando con lui, ci è apparso subito chiarissimo quanto gli stessero profondamente a cuore questi argomenti.

Ed è stato conoscendo suo fratello Dario, sua madre Corona, e i suoi nipoti, che abbiamo compreso a fondo l’origine di questo amore smisurato, non solo nei confronti del loro territorio, ma della natura stessa.

Attraverso le loro parole, abbiamo conosciuto Giuseppe, il padre di Lorenzo e Dario, da tutti conosciuto come

zi’ Pepp..

“Chi è amico della natura è anche mio amico.”

Lorenzo Montoro, citando una frase di suo padre, Giuseppe.

Mentre Lorenzo e Dario ci raccontavano del padre e di quanto amasse profondamente quelle terre, siamo stati interrotti da un gracidio di rane, forte e costante, quasi come se volessero richiamare la nostra attenzione. 

Nascosto dietro ad alcuni grappoli d’uva, un piccolo cartello scritto a mano recitava:

“Qui, Piccola oasi delle rane”

Proprio di fronte a noi, sorgeva quella che a tutti gli effetti era una piccola oasi, sapientemente delimitata da alti e folti giunchi di palude, che permettevano alle sue abitanti di vivere e gracidare indisturbate. 

Quella piccola oasi, resa così sicura per tutte le creature che la abitano, ci ha fatto immediatamente comprendere l’affetto e il rispetto che Giuseppe, venuto purtroppo a mancare qualche anno fa, ha sempre nutrito nei confronti del suo angolo di paradiso.

“Nasce ‘a sotto a stazion

na sorgent comm o specchio”

Emozionate per lo spettacolo a cui avevamo appena assistito, abbiamo continuato a percorrere la strada che ci avrebbe condotte al fiume, ignare della magia che avremmo ammirato di lì a poco.

Continua il racconto