Vol. 2 Primavera: "Radici"
II - La famiglia Montoro
Limpido come il cielo in un giorno di primavera, il fiume si è presentato a noi togliendoci il fiato e le parole.
Immaginavamo potesse trattarsi di un luogo meraviglioso, ma certamente non ci aspettavamo di percepire nell’aria tutta quella magia che abbiamo poi sentito, forte e chiara, nell’avvolgente sinfonia dell’acqua, nel canto degli uccelli, nelle parole di Corona e dei suoi nipoti, che custodiremo gelosamente nei nostri ricordi.
Impensabile credere che una parte del fiume Sarno, purtroppo da tutti conosciuto a causa delle sue acque inquinate, sia tanto trasparente da permettere di scorgere chiaramente le diverse specie di piante acquatiche che popolano i suoi fondali.
Eppure, è così: essendo così vicino alla sorgente, lì in quella piccola oasi, il ruscello non è ancora entrato in contatto con ciò che, dopo appena due chilometri, lo trasformerà al punto da diventare irriconoscibile.
Oltre al meraviglioso spettacolo naturale che ci si era presentato davanti, è stato anche un altro elemento a cogliere la nostra attenzione: di tanto in tanto, una coppia di anziani o una comitiva di bambini si era soffermata a godersi quel piccolo tratto di fiume, pur senza conoscere direttamente la famiglia Montoro.
Dai racconti di Corona e Lorenzo, abbiamo così scoperto che Giuseppe non ha mai voluto chiudere l’accesso al fiume, avendo sempre creduto che fosse giusto lasciarla accessibile al pubblico, con tutte le conseguenze positive e - purtroppo - anche negative che una scelta del genere comporta.
Pierluigi e Zaira, i giovanissimi nipoti di Corona, si impegnano a raccogliere i rifiuti che le persone, noncuranti della natura e della preziosità del luogo, lasciano sulle rive del fiume. Dalle loro parole, nonostante la giovane età, emergeva un affetto e una curiosità smisurata per quel posto e per tutte le specie che lo popolano, nata da Giuseppe e tramandata nelle generazioni.
Si era fatta quasi ora di pranzo, Lorenzo e Corona si erano recati nei terreni circostanti a cogliere delle verdure fresche da mangiare, poi, tutti insieme.
Accompagnati dall’argenteo bagliore del fiume e dal raro canto di folaghe* e usignoli di fiume, ci siamo recate con Dario ai piedi dell’imponente albero che accoglie su di sé la poesia che Giuseppe ha scritto per il suo amato fiume.
*folaga: un uccello di fiume che appartiene alle specie protette.
Ascolta la poesia qui.
Abbiamo ascoltato la poesia per voce di Dario che, siamo sicure, l’abbia recitata esattamente come il papà, con la stessa intonazione e lo stesso affetto, che ci è arrivato tutto dritto al cuore.
Cercando di nascondere a fatica i nostri occhi lucidi per l'emozione appena vissuta, ci siamo ritrovate con Corona e Lorenzo, appena rientrati dalla campagna con un cesto di verdure ed erbe fresche.
È stato in quel momento che, con un gesto carico di autenticità e tradizione, Corona ha immerso nella fontana del fiume – da cui si approvvigionano quotidianamente – dei pomodori, delle piccole melanzane, dei caratteristici migliarini*, delle cipolle e tanti rametti di basilico e sedano.
*migliarino: varietà unica di peperoncini verdi d’acqua tipici dell’Agro-Sarnese.
Riuniti tutti intorno a un tavolo, disposto proprio sulla riva del fiume, abbiamo condiviso una squisita insalata con tutti quei prodotti, preparata con maestria dalle mani sapienti di Lorenzo.
Quel momento - così semplice e autentico - ci ha fatto sentire parte della famiglia. Accolte con una calorosità straordinaria, attraverso quei sapori abbiamo assaporato i ricordi e le storie della loro terra. Chiacchierando, Lorenzo ha ricordato una citazione dal film “Così parlò Bellavista" di Luciano De Crescenzo:
“Io non capisco perché in questa casa non compriamo i pomodori in scatola come tutte le persone civili"
"Perché sono pomodori che non abbiamo conosciuto di persona”.