Vol. 3 Autunno: "La Cura"

III - Perché il pane?

L’impasto del pane marsigliese ha terminato il suo tempo nell’impastatrice, così Rodolfo inizia a lavorarlo con le mani, impastandolo con una manualità tipica di chi ripete gli stessi gesti da anni e anni, proprio come un antico rituale. 

Mentre i nostri occhi seguono questo spettacolo affascinante, ci immergiamo in una conversazione sul potere immenso del pane, simbolo di solidarietà e condivisione. 

Per Rodolfo, il panificio è come un pronto soccorso dell’anima: un rifugio dove il profumo avvolgente del pane e il calore delle persone che lo animano riescono, anche se in minima parte, ad alleggerire i pesi della vita. Un luogo che aiuta a riscoprire le cose importanti distinguendole da quelle futili, e  ritrovare un po’ di equilibrio nella propria quotidianità.

Ma perché proprio il pane? Questa domanda ha accompagnato Rodolfo per anni, finché, durante una festa a Monte Marano, la risposta gli è giunta chiara e potente, come un’illuminazione.

Così, mentre le sue mani creano dei panetti con la tipica forma a spiga del pane marsigliese, ci racconta la storia di quella serata rivelatrice.

Durante la festa iniziano a svolgersi delle danze popolari, tipiche dell’Avellinese. Tra queste, ce n’è stata una che gli ha fatto capire chiaramente perché l’uomo scelse proprio il pane.

La danza raffigurava un uomo, in vesti di contadino, e una donna, incarnazione della terra, intenti in un atto d’amore, un inno alla vita e alla fertilità. In quel momento, Rodolfo percepì un parallelo straordinario: a settembre e ottobre la terra accoglie i semi di grano e, con pazienza e dedizione, li nutre fino a farli germogliare. A giugno, il ciclo si chiude: il grano è pronto per essere raccolto. 

Ecco tutto spiegato: la terra impiega lo stesso tempo per far nascere il grano che una donna impiega per dare alla luce una nuova vita. Nove mesi di attesa, di cura, di trasformazione. Nove mesi in cui la terra, come una madre, si dedica a garantire ciò che è essenziale per la vita dell’uomo. 

Così, il pane è da secoli un inno alla vita, una preghiera che si tramanda di generazione in generazione, fatta di gesti, rituali e natura.

Rodolfo spiega che quando si panifica in comunità in cui la gente si aiuta, dove la società è solidale e pronta ad accogliere il prossimo, si avverte un’urgente necessità di far stare bene gli altri, utilizzando il pane come strumento.

Un simbolo di connessione profonda tra l’uomo e la terra, un legame fortissimo che continua a nutrire non solo i nostri corpi, ma soprattutto le nostre anime.

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